Circa 200 artisti sono coinvolti nella nuova edizione di Arscode il gioco dell’arte.
Davvero uno sforzo notevole, in termini di relazioni e di produzione. Ma, come sempre, le grandi avventure sono il nostro pane quotidiano…
Così, con l’obiettivo di voler dare voce agli artisti stessi, abbiamo pensato di realizzare piccole interviste, per far conoscere più in profondità la loro poetica e le opere con cui giocheremo… Con frequenza almeno settimanale, cercheremo di essere puntuali per presentarvi un artista in un dialogo diretto. Ci piace pensare che, giocando con le loro opere, possiate appassionarvi sempre di più ed individuare i vostri artisti preferiti!
Proseguiamo le nostre interviste con Alessandro Giampaoli!
Quali sono i materiali che ami utilizzare?
Amo la pittura su tela, quella ad olio in particolare, sia per legami storici, sia perché è la forma espressiva che mi garantisce maggior libertà.
Nell’attuale società, qual è e, soprattutto, quale dovrebbe essere il ruolo di un artista?
Credo che l’artista abbia prima di tutto un ruolo universale: creare portali di accesso all’inconscio collettivo. Da questo varco le declinazioni sono pressoché infinite.
C’è un’urgenza che avverto da tempo e che alimenta la mia tensione creativa: è quella della ricostruzione di un senso del sacro, a partire dalla vita stessa, in tutte le sue forme.
A volte dico, provocatoriamente ma non troppo, che gli artisti oggi sono i nuovi sacerdoti.
Viviamo un tempo dominato da materialismo, sfruttamento, violenza e conflitti, disgregazione, mancanza di chiarezza, disumanizzazione, depauperizzazione culturale. È sempre più difficile, in questo contesto, “vedere” e “ascoltare”, ricostruire un’idea di verità, ritrovare un centro.
Qual è il ruolo dell’artista se non quello di spogliare l’essere umano delle convenzioni e delle sovrastrutture, sottrarlo ad un galleggiamento inconsapevole per condurlo al centro dell’esistenza? I modi per farlo sono tanti, non esiste una sola via.
Io cerco di farlo con la pittura, creando spazi protetti in cui ritrovare senso e connessione, attraverso un linguaggio ermetico che mi piace definire “mitologia naturale”, fondato su un senso di unità esistenziale indistinta. Percepirsi come unità credo sia già un bel passo verso una maggior consapevolezza.
Se potessi viaggiare nel tempo, dove andresti e perché?
Se potessi viaggiare nel tempo salterei qua e là come una pallina di gomma. Andrei all’origine dell’espressione umana per inventare la pittura. Pensa che emozione trovare prime forme rappresentative, sperimentare per la prima volta l’uso dei colori! Andrei ad esplorare altre culture e lo sviluppo di diverse estetiche e simbologie: in Cina, Giappone, India, Africa, Sud America, ecc. Saltando in avanti, una tappa sicuramente sarebbe a Parigi tra la seconda metà dell’Ottocento e gli anni Venti del XX secolo. Sono anni di grande fermento e rivoluzioni espressive, in cui pittura e poesia sono protagoniste del cambiamento, contribuendo a sviluppare un’idea moderna di arte.
Siamo curiosi di conoscere il concept della tua opera, con cui tutti potranno giocare… Ti va di raccontarci qualcosa?
“Se puoi, perdi i tuoi passi” è un invito ad abbandonare percorsi precostituiti ormai votati all’abisso, prendere le distanze dal rumore che ci sovrasta per ritrovare uno stato di quiete e riconquistare il tempo dell’ascolto, perdersi in questo altrove e finalmente ritrovarsi. È necessario ricomporre un ordine interiore e raggiungere maggior consapevolezza e armonia, ricongiungersi ad un senso di unità.
Quest’opera è rappresentativa degli ultimi cicli pittorici. La pittura che esprimo è esattamente un luogo in cui perdersi. Ci sono, inoltre, elementi ricorrenti, come la montagna, simbolo di ascesa, di ricerca ed elevazione spirituale o l’acqua, elemento che indica fluidità, trasformazione, purificazione e rinascita.
Concepisco un dipinto come una soglia da varcare, un territorio da esplorare per scoprire nuovi significati e possibilità, quindi metafora di un processo di conoscenza. Una rivelazione richiede uno sforzo, un’apertura all’ignoto, la volontà di cercare e il lasciarsi sorprendere.
Qual è la prima cosa che ti viene in mente se ti dico “giochi da tavolo”?
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Le Carte con le opere di ALESSANDRO GIAMPAOLI sono inserite in queste scatole